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Per un nuovo PD, Castenaso e Bologna fanno così

Premessa.

Di seguito una sintesi, rimodulata secondo le tematiche proposte dalla Federazione PD di Bologna anche in vista dell’incontro metropolitano organizzato per sabato 3 dicembre 2022, di quanto discusso ed emerso negli incontri svolti a Castenaso del 5 ottobre (Parliamone Davvero), del 7 novembre e del 28 novembre 2022, aperti a tutte le persone, anche non tesserate, che si ritrovano nei valori del centrosinistra e del PD, oltre che ad alcuni specifici incontri con Coordinamento e Segreteria locali.

Principali tematiche proposte dalla Federazione di Bologna

  • Economia, sviluppo e transizione ecologica
  • Divari e diseguaglianze
  • Diritti e cittadinanza
  • Lavoro, lavori e imprese
  • Conoscenza, cultura, transizione digitale

Quale deve essere la nostra priorità su questi temi?

In tutti i punti proposti le priorità devono essere poste sui temi trasversali e soprattutto su quello inerente alle varie facce della “fragilità”, sia essa economica, sociale, civile o riferita all’età.

Legato ad esso il tema della costruzione di buone pratiche concrete e trasparenti della sanità, della cultura, dell’ambiente, dello sport, della cura, dell’educazione attiva e della partecipazione da parte dei bambini come degli anziani, delle donne come degli uomini, dei lavoratori autonomi come dei dipendenti.

Una ulteriore priorità è mettere davvero in rete e autonomamente i territori e gli amministratori, i circoli politici con le associazioni che operano localmente.

Su cosa siamo stati conservatori su questi argomenti?

L’aspetto relativo alla comunicazione, intesa a tutto tondo, è stato una “tempesta perfetta” che ha rovinato il buon programma progressista studiato per le elezioni politiche del 25 settembre. Allo stesso tempo occorreva verificare preventivamente e approfonditamente che le declinazioni delle risposte politiche fossero pertinenti alle problematiche delle persone e delle varie fasce di età e sociali, il cui mancato passaggio è stato evidente sintomo della mancanza dello stare in mezzo alla gente come “base” e non come classe politica residente nei palazzi del potere.

Il fatto di non aver osato, a sconfitta certa, di estremizzare alcune scelte progressiste onde evitare di scontentare entrambe le ali a sinistra e al centro nel PD, ha creato l’effetto boomerang contrario del “tiepido”, né caldo né freddo, che ha causato un ulteriore effetto di sfiducia nel vedere il PD come guida davvero progressista e riformista del Paese.

Quale potrebbe essere una posizione radicale e giusta?

Partendo dal presupposto che una posizione radicale spesso rischia di essere la soluzione che cerca, senza riuscirci, di risolvere problemi creati dallo stesso modo di pensare, si tralascia che al di là degli spot da campagna elettorale un partito deve conoscere che, altrettanto spesso, problemi complessi hanno bisogno di approcci e soluzioni altrettanto complesse e che nella realtà delle cose non possono essere quasi mai semplici, se non nella narrazione patinata verso alcuni target.

Occorre quindi ripartire dalla ridefinizione dei mezzi e delle soluzioni da parte delle persone iscritte e da quelle che ci ascoltano. La posizione più radicale e giusta è quella che risolve i problemi delle persone partendo da quelle più fragili.

Chi dobbiamo rappresentare?

Partendo dalle situazioni più complesse e fragili, ad esempio dalla persona che scappa dalla guerra e dalla povertà a quella che scappa dalla violenza domestica, dalla persona anziana non del tutto autosufficiente a quella giovane che fatica a concludere per mille motivi il ciclo di studi o a trovare un lavoro che gli dia soddisfazione, dalla famiglia numerosa a quella composta da un padre o una madre divorziati con figli, dobbiamo rappresentare in maniera progressiva tutte le persone senza distinzione di età, colore della pelle, sesso, cittadinanza, stato economico.

Partito e Partecipazione

Quale è il cambiamento più importante che serve al Partito?

Al Partito, quello con la P maiuscola, serve ripartire stando vicino alle persone, dal basso. Questo significa nei fatti ripartire dalle misure atomiche della partecipazione politica: gli iscritti e i circoli.

Entrambi vanno messi in rete gli uni con gli altri senza distinzioni di vicinanza sia per condividere direttamente problemi, sia per condividere direttamente soluzioni.

Il ruolo della base e dei circoli non può e non deve essere mero strumento solo di finanziamento verso gli hub politici dei capoluoghi, delle regioni, della politica nazionale troppo spesso sempre pronta a chiedere e altrettanto troppo spesso non disposta a condividere non solo le decisioni, ma nemmeno le informazioni.

Serve quindi una grande operazione di vera trasparenza e partecipazione “cruda” che venga davvero dalla base senza il fine di compiacere la dirigenza di tutti i livelli.

Se ci fosse un reale ritorno riguadagnato dell’interesse da parte delle persone verso la Politica e il Partito Democratico, occorrerebbe ridefinire nel 2022 cosa significhi per le persone essere “di sinistra”, trovando definizioni che non possono ricalcare in toto quelle di una società, di un paese e di un mondo passati che non esistono più.

Un ulteriore cambiamento molto importante sarebbe anche quello di permettere che l’eleggibilità di tutte le cariche nel Partito Democratico, a partire dal Segretario Nazionale a scendere, sia subordinata al requisito dell’iscrizione al PD almeno il giorno prima dell’indizione del congresso nazionale e con medesime tempistiche anche per il diritto di voto per le eventuali e successive “primarie”.

In che modo dovremmo attrarre la nostra classe dirigente?

La classe dirigente non deve essere attratta, ma le persone devono essere coinvolte attivamente, formate adeguatamente e fin da subito ripagate con la moneta sonante dell’inclusione, della trasparenza e della partecipazione.

Con il passare delle competenze e quando ci sono le capacità e le disponibilità, allora occorre che esse siano inserite in un programma di messa in rete e valorizzazione da parte degli organismi di Partito superiori, dalle Federazioni provinciali/metropolitane alle campagne nazionali, passando per i servizi presso gli enti, le amministrazioni e le comunità locali e tematiche.

Che ruolo dovrebbero avere i circoli?

I circoli, insieme agli iscritti attivi, dovrebbero essere la “cellula” dell’organismo pensante e dell’azione del Partito Democratico, quindi fortemente radicati sul territorio e serbatoio di idee e persone attive, non solo mero strumento al servizio del (auto)finanziamento ormai autoreferenziale della “struttura” partito, di campagne e decisioni elettorali sempre più spesso che si propagano dall’alto verso la base e non viceversa.

Questi circoli cellula dovrebbero poi essere messi in rete attivamente, sia online che nei rapporti personali diretti, e a loro affidati formazione, ascolto del territorio, discussione politica preventiva e costruttiva delle attività amministrative di ogni livello, anche supportata da congrui strumenti e mezzi digitali accessibili e fruibili.

Occorre quindi con estrema trasparenza abbassare anche nel Partito Democratico la piramide della partecipazione ampliando la base, costituendo una assemblea territoriale permanente con tutti i segretari di circolo provinciali o metropolitani.

In che modo potremmo ampliare la partecipazione al Partito?

In un periodo di grande iper individualismo, di esaltazione della vita e della politica della persona singola in stile “fast food” dove le relazioni sono sempre più superficiali, di tempi stretti dove le singole persone sono comandate da momenti di cui non sono ormai più padrone, la motivazione alla base di un ampliamento della partecipazione al Partito può aumentare solo tramite un forte coinvolgimento, anche empatico ed emotivo, del Partito (e di conseguenza dei circoli) nel comprendere e attivarsi per prendere a carico le problematiche, sia collettive che singole, atto anche a creare una forte inclusione nei meccanismi decisionali.

Infatti, il tempo è vita e denaro e sempre più spesso le persone di tutte le età non si avvicinano alla politica principalmente perché pensano che questo sarebbe buttato o sprecato di fronte a dinamiche politiche che vengono sempre di più percepite dalle cittadine e dai cittadini, a torto o a ragione, come “io politico” che gestisce il potere in contrapposizione a “noi persone”.

Un ulteriore metodo per ampliare la partecipazione è costruire dei modelli in cui i litigi politici ed elettorali interni devono finire contemporaneamente alla conclusione dei congressi di ogni livello, in quanto i cittadini e le cittadine non comprendono, a ragione, il perché di continue battaglie e lotte per differenti mozioni, correnti, virgole e partecipazioni al potere che vanno a discapito di una reale unità, necessaria e utile nel risolvere i problemi locali e globali.

Uniti siamo tutto, divisi siamo nulla.

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Primarie PD Bologna

Logo PD Castenaso

In autunno ci saranno le elezioni per il Sindaco di Bologna, che sarà a capo anche della Città Metropolitana. Il Partito Democratico di Castenaso si schiera, come é logico e naturale che sia, affinché sia il programma che il candidato siano espressione dei propri iscritti e quindi appartenente ad esso.

Saremo quindi “fedeli agli ideali e leali con le persone”, dove l’ideale di democrazia si concretizzerà con il supporto per il vincitore o la vincitrice delle primarie.

Per fare un esempio, a Castenaso non abbiamo bisogno di personalismi, ma di una forte presenza della Città Metropolitana per portare il trasporto pubblico urbano fino alle frazioni, il treno con tariffa unica con corse anche alla sera e ciclabili che colleghino le frazioni con Bologna senza la possibilità concreta di essere investiti dalle auto ad alta velocità.